Prato nel mondo

Baldanzi Ferdinando

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Prato, 15 agosto 1789 + Siena, 6 marzo 1866.Religioso.Fu canonico della Cattedrale di Prato.Vicario Capitolare della Metropolitana fiorentina. Vescovo di Volterra e in seguito arcivescovo della diocesi senese dove rimase fino al termine dei suoi giorni.Fu fra i 60 fondatori della Cassa di Risparmio di Prato.

FERDINANDO BALDANZI
Nacque a Prato il 15 agosto 1789. Studiò al Cicognini sotto il rettorato del sacerdote Attilio Fiascaini che sarà vescovo di Colle (di Val D' Elsa) e poi di Arezzo.
Uomo d'intelligenza brillante, sviluppò gli studi della storia e dell'arte con equilibrio e profonda cultura e, ancor giovane, fu canonico della Cattedrale di Prato che per sedici anni lo ebbe parroco. Dal febbraio 1849 ricoprì lo scomodo ruolo di Vicario Capitolare della Metropolitana fiorentina.
Insieme all'avvocato Benini fu fra i sostenitori della Tipografia Giachetti occupandosi, anche in prima persona, delle edizioni d'arte dell'archeologo prussiano Johann Joachim Winckelmann, dello storico francese Jean-Baptiste D'Agincourt, dello studioso d'incisione e di pittura Leopoldo Cicognara di Ferrara e dello storico della Corte medicea di Cosimo I, Giovan Battista Adriani. Attese alla pubblicazione della quinta e settima centuria delle Iscrizioni di Luigi Muzzi. Fu membro della Società Colombaria e dell'Accademia di Belle Arti e, dal Vieusseux, fu iscritto fra i Cooperatori dell'Archivio Storico Italiano.
Riscopri alla storia della pittura i negletti affreschi del Gaddi che impreziosiscono il leggiadro scrigno che è la Cappella del Sacro Cingolo nella Cattedrale di Prato, riportandoli all'attenzione della cultura. Così fu per le pitture di Filippo Lippi nella Cappella maggiore, sempre nel Duomo.
Seppe fondere, con capacità ed intelligenza, l'amore del bello e del sapere; gli studi delle lettere e dell'arte, la cultura del passato e le aspettative del moderno sapere. Fece della sua casa un salotto di educazione delle giovani generazioni che lì potevano allargare i poveri orizzonti che dava loro la scuola, improntando così la cultura pratese del suo tempo. I giovani di quel salotto erano Cesare Guasti, Carlo Livi, Germano Fossi, Giovanni Costantini. Per la cultura della propria città contribuì a restituire a nuova vita l'antica Accademia degli Infecondi, a vantaggio della coltivazione e della diffusione della storia letteraria, artistica e politica. Spesso il Baldanzi teneva all'Accademia conversazioni che illustravano la storia, l'arte e gli uomini illustri della sua città. 1 suoi scritti storici e artistici sono tutt'oggi basilari per chi voglia conoscere e indagare sui giorni, sugli uomini, sui monumenti, sulle istituzioni che costituiscono il sistema storico-linfatico di Prato: una città che troppo spesso dimentica, tanto da apparire sovente smarrita sul suo futuro culturale.
Collaborò con la pubblica amministrazione per migliorare e rendere più proficuo l'insegnamento nelle scuole pubbliche e farne di nuove per l'istruzione dei giovani in quelle cose che già apparivano utili alla loro qualificazione ed avviamento al lavoro. In una società che stava costruendosi già sul significato nuovo che la parola moderno andava ora assumendo, lavorò per favorire la nascita di istituzioni benefiche come l’Orfanotrofio che Gaetano Magnolfi stava realizzando. Una istituzione questa non più basata solo sul pietoso raduno di ragazzi soli, ma improntata alla moderna pedagogia, sorretta da nuove tecniche come determinante supporto per l'insegnamento ai giovani di arti e mestieri. Il Baldanzi fu anche uno dei fondatori della Cassa di Risparmio di Prato. La cultura e la personalità del Baldanzi ricevettero l'influenza dell'elaborazione giobertiana del pensiero liberale, che lo portò anche ad auspicare di vedere unite in bell'armonia una onesta libertà con principato e la civiltà con la religione.
Collaborò con il segretario del Comitato Elettorale pratese, avvocato Benini, nella compilazione delle" Istruzioni per i deputati del Distretto pratese" nelle elezioni del 1848, insieme a Giovan Battista Mazzoni ed a Giuseppe Mazzoni, seppur con quest'ultimo vi fosse una notabile differenza sul concetto di libertà e su quello del diritto politico della nazione, che all'avvocato Mazzoni derivavano dal proprio credo massonico.
Le sue manifeste idee liberal-cattoliche non furono un ostacolo alla sua ordinazione episcopale, e nel 1851 gli fu assegnata la sede di Volterra per passare, quattro anni dopo, alla sede arcivescovile di Siena. In entrambe le diocesi lavorò con bontà paterna per conseguire il miglioramento delle condizioni del clero oltre alla riorganizzazione di quei seminari, riformandone i metodi d'insegnamento e introducendovi lo studio di nuove materie, sopportando personalmente le spese per la stampa dei libri.
Morì a Siena il 6 marzo 1866

(cfr. F. DE FEO, Carteggi di Cesare Guasti, I, Firenze 1970, pp. 65-68).

Fonti: Carità, speranza sociale. L’influenza di Ozanam nella cultura dell’800. Riflessi pratesi. Giampiero Guarducci. Società San Vincenzo De Paoli. Prato.1998.pp.159-160

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