Prato nel mondo

Pacetti Iva

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Prato, 13 dicembre 1899 + Roma 19 gennaio 1981. Soprano di grande talento.

"Quando si parla dì Iva Pacetti potremmo dire che, sotto un certo aspetto, la carriera artistica della cantante pratese ha, dal suo inizio alla fine, qualche cosa di particolare a differenza di molte altre nel novero dei maggiori nomi del teatro lirico italiano.
Iva Pacetti non ha avuto un solo maestro e di grande nome. Essa si è formata, invece, in seguito sotto la guida dì grandi direttori quali Toscanini, Marinuzzi e Guarnieri che allora seguivano, con particolare attenzione, le giovani reclute del teatro. Ma non poco si deve pure al suo temperamento e alla sua intelligenza se non anche alla sua modestia di donna che, anche nei momenti più felici delle sue conquiste artistiche, non si inorgoglì mai Per restare fedelissima alla sua origine. Figlia anch'essa del popolo, il più genuino e il più generoso, trasse dal suo cuore e dalla sua anima di giovane cantante la spiritualità per far fede a sè stessa e alla sua città anche se la via dell'arte non sempre poteva apparirle cosparsa tutta di rose.
La Pacetti debuttò al « Metastasio » di Prato in Aida per passare immediatamente al “Verdi” di Firenze con Tosca, al “ Politeama” e alla Pergola con una memorabile edizione di Norma. Dopo i successi fiorentini fu subito a Milano, alla Scala, per interpretare “ Elena” nel Mefistofele diretto da Toscanini.
Artista di eccellente dualità canore e sceniche, figura di notevole rilievo fisico nelle diverse. opere, la Pacetti  ha cantato nei più grandi teatri nazionali ed esteri. La ricordiamo  a  Barcellona, al « Covent Garden » di Londra, all'« Opera House » di Chicago, al « Colon » di Buenos Aires, nel Cile, nel Brasile, al Cairo, a Parigi e in diversi teatri della Germania e, in particolare, a Berlino. Le stagioni fatte. in Italia non si contano, mentre non è da dimenticare la bellissima edizione al Politeama Pratese con Beniamino Gigli nell’ Andrea Chènier.
Ma oltre Gigli di celebri tenori Iva Pacetti ne ha avuti al suo fianco: Pertile, Martinelli, Schipa, Lauri Volpi, Masini: i migliori del suo tempo e sempre nei maggiori teatri e nelle stagioni più impegnative. Ma una delle più belle prerogative artistiche della cantante pratese è stato quel vastissimo repertorio di opere nelle quali essa ha cantato, ciò che può costituire il suo più grande e legittimo orgoglio. Se prendiamo Verdi sentiamo la Pacetti in Aida, Forza del destino, Trovatore, Don Carlos, Simone Boccanegra, Otello, Falstaff, Traviata, Un ballo in maschera; Bellini: Norma; Catalani: Wally, Lorelay, Ponchielli : Gìoconda; Puccini: Tosca, Manon,la fanciulla del West, Bohème, Butteffly, Turandot; Giordano: Fedora, Andrea Chénier, Cena delle beffe; Mascagni: Cavalleria rusticana; Cilea: Adriana Lecouvreur; Meyerbeer: L'Africana ed altre opere di eccezione quali il Fidelio di Beethoven, il Lohengrin, Tristano e Isotta, Walkiria e Parsifal di Wagner, Don,Giovanni di Mozart, La donna serza ombra e il Cavaliere della rosa di Strauss, Adriana Barbablue di Ducal e Fedra  di  Pizzetti.
In Turandot, l'opera cui tentò Puccini di sacrificare tutto sè per dare una eternità musicale alla fiaba settecentesca del Gozzi, che doveva essere, poi, il suo testamento artistico, lva Pacetti si rivelò veramente una “perversa e crudele principessa che piange, che freme, che si addolora, che tace” e lo ha dimostrato per esser quella che, in realtà, è stata: l’unica cui si affidò con sicurezza l’interpretazione dell’arduo personaggio.
Allorchè l’opera fu data nella prima decade di agosto del 1938, alle Terme di Caracalla con Galliano Masini e Liù Magda Oliviero, i giornali romani scrissero: “ Iva Pacetti nel ruolo di protagonista si è fatta reiteramente applaudire per potenza di voce, per chiarezza di dizione e per la nobiltà di ogni atteggiamento. La sua voce così doviziosa di registro e di timbro ha trovato accenti crudeli ed impressionanti, specie nella scena degli enigmi “. E ancora: “ Iva Pacetti, protagonista, una delle più acclamate artiste che vanti il teatro lirico, e che fu una delle prime interpreti di Turandot, ha riportato un successo personalissimo. Essa dà plasticamente alla perversa principessa tutto il voluto rilievo scenico: portamento, gesto, accenti ed inflessioni della voce, tutto insomma in lei per un’interpretazione perfetta “.


   Fonti: Prato Storia e Arte. Epoche e Volti pratesi, di Giuseppe Giagnoni. N.6 Dic.1962.Anno III
Biblioteca Comunale:Istituto culturale e di documentazione Lazzerini

Fonti:La Nazione 20 gennaio 1982


 

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