Prato nel mondo

Meucci Martino

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Prato 12 novembre 1868 + 18 agosto 1931.Fotografo.

Martino Meucci fotografo

Alla fine del 1968 furono ritrovate a Prato, nei depositi dei Musei Civici, 260 lastre fotografiche.
Le lastre appartenevano alla collezione di Martino Meucci (1868-1931), dipendente del Comune di Prato e singolare fotoamatore, che aveva operato a cavallo fra i due secoli.
Anche prima di essere stampate le lastre apparvero subito come qualcosa fuori dal comune, sia per l’ampiezza e l’organicità delle immagini della Prato fra il XIX e il XX secolo che vi erano impresse, sia per l’evidente valore storico documentario.
La prima impressione fu pienamente confermata in sede di stampa:molte foto infatti erano vere e proprie istantanee,alcune delle quali al di fuori dei canoni fotografici dell’epoca. Inoltre nella stragrande maggioranza dei casi si trattava di materiale inedito ed in ogni modo (cosa di estrema importanza per la qualità dell’immagine) di materiale visionabile per la prima volta in originale, perché quelle decine di foto della collezione del Meucci che erano già state pubblicate erano frutto di fotoriproduzioni da stampe, e non già stampe direttamente derivate da lastre.
L’esposizione di questo materiale, che si è tenuta dal 20 dicembre 1980 al 2 febbraio 1981 in Palazzo Novellucci,a cura dell’Assessorato alla Cultura e dell’Azienda Autonoma di Turismo di Prato,ha costituito quindi non solo una indubbia operazione di interesse artistico culturale, ma anche storico,in quanto tutta questa serie di immagini da “far vedere” fanno parte della " memoria” inalienabile della città. L’esposizione ha rappresentato inoltre un primo atto:atto non casuale,ma che vuole essere indicativo di un metodo, di un’operazione storica e documentaria di più vasta portata,che vede nella città di Prato la sede dell’Archivio Fotografico Toscano.
La fotografia, quindi,come frammento di storia: questa l’idea che ha sotteso la mostra. Il catalogo/ fotolibro che l’ha corredata,con i due saggi introduttivi (di Fernando Tempesti, critico e scrittore, sul problema della semeiotica dell’immagine fotografica,e di Alessandro Pasquini, sulla lettura e l’uso della foto in campo storiografico) rimarrà a documentare la prima pietra di un’operazione destinata ad assumere certamente contorni più vasti e significativi.

Tratto da:Prato Storia e Arte.Azienda Autonoma di Turismo.n.58,Giugno 1981,anno XXII.

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