Prato nel mondo

Niccoli Egisto

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Prato, 25 febbraio 1852 + Torino, 6 novembre 1928. Tenore.

Fonti: La Nazione 28-2-1952

Egisto Niccoli
Nello stesso anno in cui Tobia Bertíni cantava in America con Arturo Toscanini, debuttava al teatro « Morlacchi » di Perugia, il 20 dicembre 1866, Egisto Niccoli, un altro tenore famoso nella seconda metà dell'Ottocento.
Era nato a Prato quattro anni prima di Bertini, il 25 febbraio 1852, aveva dimostrato fin da ragazzo spiccata attitudine musicale e, parallelamente al lavoro — era artigiano tessile — studiava canto. Prima con i maestri locali, poi a Firenze con Francesco Cortesi,l'insegnante che assieme a Ciaffei  aveva preparato Tobia Bertini. Fu a questa scuola fiorentina che il Niccoli ed il Bertini, coetanei e già amici, fraternizzarono e sognarono assieme il mondo della gloria, dell'arte. Bertini più impulsivo, più deciso, in possesso di un maggior temperamento artistico, riuscì ad imboccare prima la strada che doveva condurlo ai grandi successi. Niccoli più calmo, riflessivo, spesse volte indeciso, stentava a presentarsi al giudizio del pubblico: e questo anche per il suo carattere condizionato, da una eccessiva timidezza, ben poco congeniale con il proverbiale ardore che deve permeare la figura del tenore. Una timidezza, del resto, che ebbe sempre ripercussione negativa sul suo rendimento artistico. Infatti anche pieno della sua carriera, Egisto Niccoli, ad una bella voce di puro timbro tenorile, univa una recitazione stentata, un'azione scenica scalba ed impacciata, che non convinceva gli Spettatori e finiva per essere a tutto svantaggio della sua prestazione. Debuttò a trentaquattro anni, un po' tardi per la verità, quando il Bertini, di lui più giovane quattro anni, era gia in arte da sette.Ebbe tuttavia un ottimo successo ela prima opera che cantò fu « I Lombardi alla prima crociata » di Verdi. I giornali riportarono un lusinghiero giudizio sulla sua prima apparizione in pubblico e parlarono di « voce limpida ed estesa », di « ottima scuola », di « fraseggio dolce e ben modulato ». Gli preconizzarono insomma una brillante carriera.
Dopo il successo di Perugia ebbe subito diverse scritture e fu richiesto dai teatri più importanti d'Italia. Aveva già pronto un repertorio vasto che comprendeva «Lucrezia Borgia », « Rigoletto », « Aida », « Traviata », « Forza del destino », « Un ballo in maschera », «Lucia di Lammermoor », « Faust », « Gioconda » « Ernani », « Africana », « I due Foscari », « Mefistofele », «Saffo » ed altre opere minori. A queste aggiunse « Il Trovatore » che fu per lunghi anni il suo cavallo dí battaglia, e si presentò così nei maggiori teatri italiani. Cantò a Firenze, Siena, Foggia, Genova, Pavia, Milano, Cagliari, Bologna, Forlì, Cremona, Parma ed in tante altre città. Ovunque ottenne meritati successi.
Sulla « Gazzetta di Parma » del 1894 abbiamo trovato questa singolare critica a proposito di otto recite del « Ballo in maschera » di Verdi: « Senza ricorrere ai grandi effetti, senza lenocinii, il Niccoli trascina il Pubblico all'applauso,lo convince e riporta ovunque e sempre trionfi tali che gli darebbero il diritto di essere orgoglioso ed invece è modesto ». Curioso il termine « lenocinio » usato dall'articolista come sinonimo di divismo, di gigionismo.Ed azzecca in pieno l'osservazione sulla modestia dell'artista. Il Niccoli infatti univa alla mitezza del carattere una modestia veramente rara, che lo rendeva ancor più sensibile e caro negli affetti e nelle amicizie.
Un'altra critica che ci piace riportare, a proposito di alcune  alcune recite da « La forza del destino » date a Bologna,  dice: « Al signor Egisto Niccoli, tenore, in fatto di merito e di lieta accoglienza, spetta senza dubbio il primo posto: egli possiede bella voce, pastosa, dizione corretta ed elegante, buon metodo di canto, cui unisce grazia e sentimento. Ecco spiegato l’enigma dei più lieti festeggiamenti che ogni sera l’accompagnano e che si fanno entusiastici dopo la romanza"solenne di quest’ora”, ch’egli canta squisitamente bene “. A proposito di questa romanza, che viene cantata da “Don Alvaro” morente, sul lettuccio di un ospedale da campo, si racconta che il Niccoli la eseguisse  stando sdraiato. E cantare “squisitamente bene”, come dice l’articolista, una romanza simile, con diversi « la naturale », non è davvero facile. Chi conosceva bene il Niccoli asserisce che riusciva a cantare così proprio perché stando sdraiato non vedeva il pubblico del quale ebbe sempre grande soggezione: vinceva quindi la sua timidezza e riusciva a dare il meglio di sé. Al «Metastasio » si presentò contemporaneamente in due opere nella stagione 1888-89: « Lucrezia Borgia » e « Forza del destino ». Ottenne due successi entusiastici.Specialmente nella « Forza dei destino » fu un « Alvaro » di rara efficacia, localmente ineccepibile. Ancora al  «Metastasio» il Niccoli cantò nel 1900 l’oratorio perosiano « La resurrezione di Cristo » e poi, nella stagione 1900-1901, «Il Trovatore» , ed in quella 1903-4 ancora « Lucrezia Borgia ». E furono altre recite salutate dal successo più incandescente. Specialmente nel « Trovatore » Egisto Niccoli mise in luce tutto il prestigio della sua voce, dette una prova superba di bel canto, profondendo il suo talento in una successione di romanze, duetti, concertati, intimamente sentiti e largamente espressi con fraseggio caldo e suadente, con incisività martellante, con sicurezza di intonazione e perfetto stacco di tempo.
Dopo tanti successi italiani, le prime scritture all'estero, seguite da lunghe stagioni nei più importanti teatri del mondo. Egisto Niccoli cantò in America e per diversi anni fu annualmente riconfermato al « Colon » di Buenos Aires. Cantò in Russia, in Danimarca, in Svezia, in Norvegia, in Olanda, in Francia, in Spagna. Durante una tournée americana incise sui dischi « Columbia » le romanze della « Mignon » di Thomas ed ebbe un sucesso discografico molto buono.
Dovunque cantò, Egisto Niccoli dette sempre prova di serietà, di consapevolezza delle sue possibilità, di accurata preparazione, di onestà professionale, passando dal repertorio lirico a quello drammatico con estrema facilità e riuscendo ottimamente in entrambi.
Parallelamente alla carriera si dedicò ad iniziative culturali le più svariate: fu all'avanguardia del movimento musicale del tempo e prestò sempre indefessamente la sua opera per un maggiore sviluppo ed una maggiore divulgazione della musica. Con i fratelli Niccola e Martino fu tra i fondatori della corale « Guido Monaco » ed organizzò spettacoli lirici, manifestazioni musicali e concerti, ispirando sempre la sua vita ad un equilibrato e nobile senso d'arte.
Si ritirò dalle scene prima che la sua parabola cominciasse a declinare e si dedicò all'insegnamento del canto fondando una scuola a Milano ed una a Torino, dirigendole entrambe e dando prova del suo talento  didattico, al quale la sua cultura e la sua lunga carriera davano l'apporto di una grande esperienza. Morì settantaseienne a Torino il 6 novembre 1928 e fu pianto da quanti lo  avevano conosciuto ed applaudito, stimandone ed apprezzandone le sue alte doti oltreché artistiche, anche umane. Infatti nella sua raggiunta agiatezza non era mai stato insensibile alle richieste che da più parti gli pervenivano, e sempre aveva aiutato concretamente amici e colleghi.
Fu sepolto a Tortona, vicino alla figlia Elvira, che gli morì giovanissima, e sulla sua tomba una lira musicale ricorda e tramanda ai posteri la sua arte, la sua voce, la sua popolarità.

Fonti: Fioravanti Roberto. La musica a Prato dal Duecento al Novecento. Prato: Azienda autonoma di turismo di Prato,[1973] pp.342-345

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