Prato nel mondo

Magini Baldo

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Magini Baldo-Prato,1450+22 gennaio 1528.Prelato alla corte pontificia. Priore dell'abbazia di San Fabiano. Benefattore.E' ricordato per la riapertura, nel 1524, del Monte di Pietà,con 500 ducati donati dal Magini e 1000 ducati d'oro ottenuti dal papa Clemente VII.Ha sostenuto con il suo contribuito, molte altre opere caritatevoli a beneficio della nostra città.

Baldo Magini
Opera di Niccolò Soggi,sacrestia del Duomo di Prato.

Baldo Magini
Nella storia cittadina è difficile trovare un benefattore della levatura morale e culturale di Baldo Magini, anche se ce ne sono molti altri che hanno dedicato tempo e danaro a Prato.
Il Magini, nato nel 1450 da Magino scardassiere e pettinatore di lane, si dimostrò un giovane di grande talento. A vent'anni faceva già parte del consiglio comunale. Tutti lo chiamavano confidenzialmente Balduccio, per il suo carattere gioviale e faceto. Nel 1470 passò da Prato un cardinale e si portò a Roma il promettente giovane pratese. Il 5 dicembre del 1492 Baldo Magini scriveva ai Priori pratesi che aveva fatto fortuna, nei ventidue anni trascorsi nella capitale, offrendo aiuto e soldi per la comunità. Regalò così 200 fiorini pratesi ad una delle case pie, che passarono la somma all'ospedale della Misericordia. Nel 1503, Giulio II, appena eletto papa, per ricompensa dei servigi ricevuti quando era cardinale, lo nominò castellano di Ostia. Il 4 aprile del 1505 lo stesso papa gli concesse la nomina a priore commendano dell'abbazia di San Fabiano di Prato. Nel ritratto riprodotto qui, Baldo Magini è rappresentato con il modello della suddetta chiesa nella mano sinistra, sullo sfondo di un'architettura e di un bassorilievo che rappresenta una scena mitologica marina. Il modellino ricorda che il Magini nel 1515 accorpò le rendite del priorato di San Fabiano al Capitolo pratese. Tra le altre opere del benefattore si ricorda anche la donazione al convento di San Clemente e il recupero del Monte di Pietà, rovinato dal Sacco del 1512. Baldo donò 500 ducati d'oro, prodigandosi con tutta la sua influenza a convincere Leone X a sostenere l'Istituzione. Anche in campo artistico contribuì per la sua città all'abbellimento della basilica delle Carceri e all'ammattonamento della piazza del Duomo, con mattoni disposti per coltello, compartita a quadri, listata di pietre conce come quelle de' Signori di Firenze. Aveva in mente di erigere una fonte e delle logge, nella piazza che aveva con tanta cura fatta arredare, ma il Comune si oppose. Oggi sarebbe interessante tornare sopra alla saggia proposta. Morì il 22 gennaio 1528 e il suo monumento funebre, promesso dal clero per gratitudine, non fu mai realizzato.


Fonti:La storia di Prato.Alessandro Assirelli.-Livorno-Il Tirreno.1995.pp 80

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